M. Cranston, John Locke. [94] Cfr. di M.T. E’, questa, prima che di Castellion, l’utopia della tolleranza che era stata di Nicolò Cusano, che nel De pace fidei, scritto all’indomani della caduta di Costantinopoli ad opera di Maometto II (1453), auspicava «una religio in rituum varietate»[27]; o, in tempi più vicini a Castellion, quella di Jean Bodin nel Colloquium Heptaplomeres (1593) [28], dove si ipotizza, nel finale, un’armonia universale tra le religioni fondata sull’idea di una comune religione naturale che unisce all’origine tutte le fedi, le quali non vengono con ciò annullate ma piuttosto armonizzate, accordate come in un canto polifonico; oppure, ancora, il disegno filosofico di Giordano Bruno, fondato anch’esso, analogamente, su un universalismo delle differenze. La coercizione all’ortodossia prima dell’Inquisizione, Bologna 1996. Il bene pubblico rappresenta, dunque, il sicuro «rasoio» – come osserva C.A. Ha scritto, nella stessa direzione, rilevando, a suo modo, le ambivalenze del concetto di tolleranza, il filosofo e storico polacco Leszek Kolakowski: «Se pensiamo alla tolleranza come aspetto di un sistema giuridico, essa in realtà equivale all’indifferenza; è un concetto negativo che definisce i confini entro i quali la legge non impone specifici modi di comportamento: si assume che vi siamo aree in cui gli individui possono comportarsi come vogliono. [9] W. Dilthey, L’analisi dell’uomo e l’intuizione della natura. Non si tratta, cioé, solo dell’esteriorità dell’intervento dello Spirito rispetto alla lettera, ma dell’infinita ulteriorità del suo rivelarsi rispetto a ogni fissazione scritta. Tale «comunicazione che esula dall’ordinario» altro non è che la messianicità di Gesù professata nella Ragionevolezza come l’unum necessarium alla salvezza. Egli, abbandonando la terra, predisse agli uomini che sarebbe tornato in un tempo non precisato; raccomandò di preparare per la sua venuta delle vesti candide, cioè di vivere cristianamen­te e in amicizia, senza contese, e di amarsi l’un l’altro. Voltaire, a cura di J.-L. Tritter, Paris 1999, pp. [110] Una versione culturale di ciò che si è chiamato “universalismo olistico” o apriorico, è certo il modello di universalismo “etnocentrico” di cui l’Occidente è stato, sin dalla scoperte geografiche, così come ancor oggi, portatore. Questa cooperazione, tra ratio e Spiritus, questo partecipare della ratio umana al Logos divino attraverso lo Spiritus – si veda, a questo proposito, lo splendido “elogio della ragione” contenuto nel cap. Mette conto ricordare altresì, per finezza interpretativa e rilievo storico, i due interventi su Lessing di Thomas Mann (Discorso su Lessing; In memoria di Lessing) contenuti in Id., Nobiltà dello spirito e altri saggi, a cura di A. Landolfi, Milano 1997, rispettivamente alle pp. anast. In questa direzione, La Ragionevolezza del cristianesimo non faceva che confermare il rapporto tra ragione e rivelazione già chiarito nel Saggio sull’intelletto umano (IV, XIX, § 4): La ragione è una rivelazione naturale, mediante la quale l’eterno Padre della luce e la fonte di tutta la conoscenza comunica al genere umano quella porzione di verità che Egli ha posto entro l’estensione delle loro facoltà naturali: la rivelazione è la ragione naturale estesa a un nuovo insieme di scoperte comunicate immediatamente da Dio e della cui verità si fa garante la ragione mediante le testimonianze e le prove, da essa offerteci, che tali scoperte provengono da Dio[87]. Una Chiesa mi sembra essere una società libera di uomini, che Risulta evidente da questa impostazione che l’estensione della tolleranza è misurata non in base al rilievo del singolo fattore dottrinale nell’ambito della religione, ma all’influenza che esso può esercitare sui rapporti sociali: minore è il grado di incidenza sulla società civile, maggiore sarà la tolleranza accordata. it. Proprio l’assolutizzazione della parola scritta – osserva Franck – è ciò di cui si sono serviti i nemici di Cristo per condurlo a morte, e in ciò sta l’origine delle divisioni religiose. Anche per la concezione della Chiesa vale la dottrina della distinzione tra verità fondamentali e adiafore, o non essenziali, in ambito teologico. Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1968, vol. [93] Sul declino del pensiero medioevale, cfr. le proprie invenzioni o le proprie interpretazioni, e sancirle con leggi ecclesiastiche, quasi fossero assolutamente necessarie alla professione del cristianesimo, mentre di esse la parola divina o non dice nulla affatto, o, per lo meno, nulla di imperativo[63]. Irenismo e universalismo religioso in Sébastien Castellion. JOHN LOCKE: "La vera chiesa cristiana è tollerante" - YouTube Castellion, per tornare a lui, è certo per molti versi erede di questa prospettiva filosofico-teologica. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (1471-1605), Bologna 1997. associazione di uomini, senza costrizioni di alcun tipo. Da Culverwell, autore del Discourse of the Ligth of Nature (1652), e poi da altri latitudinari inglesi, come Benjamin Whichcote e, probabilmente in modo indiretto, Ralph Cudworth, Locke recepì l’idea di una legge naturale che, espressione della volontà divina, si manifesta nella nostra retta ragione, senza con ciò – per Culverwell, come per Locke – dover postulare l’esistenza di principi innati, derivando la conoscenza di tale legge, al pari di tutte le altre cognizioni, dall’esperienza sensibile. A dire questo spirito – e la classicità della Sache in esso inscritta – si può ben convocare un pensatore cruciale nella meditazione filosofico-religiosa moderna: il Lessing del poema drammatico teatrale Nathan il saggio, ove l’universalità delle religioni, affrancatasi dalle tutele ecclesiastiche, è affidata all’e­tico, all’umano impegno per la valorazione delle cifre, in una elevazione progres­siva che, nell’Ergebenheit in Gott (devozione a Dio), sa purificare il proprio esclusivistico punto di vista iniziale in un ecumenismo che, lungi dall’essere irenistico frutto di facili compromessi, è sofferto approdo di un percorso pedagogico, di una Entwicklung che è Erziehung e Bildung. Eguaglianza e diversità nell’era globale, trad. L’influsso su Locke di alcuni pensatori che ad essa facevano capo – in particolare di Nathanael Culverwell – è evidente soprattutto nei Saggi sulla legge naturale risalenti al 1664. La conscience religieuse et le lien confessionnel au XVII siècle, Paris 1987 (2 ed.). di G. Basso, Brescia 2004, vol. Una comunità religiosa, una Chiesa, certo, che non potrà fondarsi sull’assolutizzazione del dictum della Scrittura o del dogma, avocando a sé la pretesa di esclusività della rivelazione, ma che farà leva sul dicere, sulla Parola viva e presente che si rivela alla coscienza del singolo in modo sempre nuovo e ulteriore. E si sono indicati i due pensatori, frequentati da Locke negli anni compresi tra il 1683 e il 1689, a cui va riferito l’influsso principale: si tratta di Philippus van Limborch e di Jean Le Clerc. [32] D. Marconi, Introduzione a  SST, p. 10. Sul concetto di liberalismo religioso, o Liberalität, sul piano teoretico occorre rinviare al pensatore che, in Italia, più di ogni altro ne ha ripensato la tradizione e il contenuto filosofico-religioso, vale a dire Alberto Caracciolo. 4) Così ricondotto al suo articolo fondamentale, il cristianesimo appare una fede del tutto conforme a ragione. di E. Gatti, Casale Monf. Nell’enunciare questa tesi limborchiana, siamo già condotti al cuore della Ragionevolezza del cristianesimo, quale si manifesta nelle Scritture[80],  l’opera pubblicata da Locke nel 1695 che costituisce un trattato di esegesi neo-testamentaria e contiene l’approdo ermeneutico di Locke al problema religioso della natura dell’atto di fede e dell’essenza del cristianesimo. Della stessa studiosa ricordiamo altresì il precedente volume Sebastiano Castellion. Nieuwkoop – B. Va segnalato che, tuttavia, accanto all’istanza politica non manca di mostrarsi, in ordine alla tolleranza, una prospettiva religiosa e teologica più vasta. Dal Rinascimento al secolo XVIII, trad. it. 144-165; V. Schmid, Elogio del dubbio in Sebastien Castellion, trad. Una rivoluzione, 1, Dalle origini a Calvino (1517-1564), Torino 1993, pp. Jorn Schosler, John Locke et les philosophes français. Trevor-Roper  ha sottolineato come in seguito alla condanna delle opere di Erasmo, inserite nell’Index librorum prohibitorum, inaugurato da Paolo IV nel 1559[35], si propagò un erasmianesimo sotterraneo, un «erasmianesimo dopo Erasmo», che come un fiume carsico percorse la spiritualità europea giungendo fino all’Illuminismo, le cui origini religiose, per lo storico inglese, vanno rinvenute, più che nelle grandi Chiese ufficiali, nelle sette, nei movimenti ereticali che avevano custodito lo spirito del pensatore di Rotterdam non senza, spesso, radicalizzarlo[36]. 125-126. Si veda anche la traduzione francese dell’opera di Castellion: De l’art de douter et de croire, d’ignorer et de savoir, a cura di C. Baudouin, Carrière sous Poissy 1996 (il testo citato è a pp. E. Troeltsch, Lo storicismo e i suoi problemi, trad. Questi documenti contengono ulteriori rilevanti sviluppi nella dottrina della tolleranza lockiana. [38] Non a caso, dopo la Rivoluzione francese il dibattito sulla tolleranza si spegne, e quindi, in qualche modo, si chiude la crisi che si era aperta in Europa all’indomani della Riforma protestante. L’età della colonizzazione delle coscienze, Milano 2002; E. Mazzarella, Vie d’uscita. Quale tolleranza?, in AAVV, Per un dialogo interculturale, a cura di V. Cesareo, Milano 2001, p. 5. cap. [114] A. Caracciolo, Religione ed eticità. [23] Sulla “Regola d’oro” va ricordato il recente volume collettaneo, La Regola d’oro come etica universale, a cura di C. Vigna e S. Zanardo, Milano 2005. Nel 1685, Le Clerc aveva scritto, in risposta all’opera di esegesi biblica Histoire critique du Vieux Testament del padre oratoriano Richard Simon, un testo intitolato Sentimens de quelques Théologiens de Hollande, che attirò l’attenzione di Locke, a quel tempo interessato ai problemi concernenti l’ispirazione religiosa e la rivelazione. ; 248 sgg. spontaneamente si radunano per onorare pubblicamente Dio, nel modo che credono Se la Chiesa di Cristo è una sola, è ammis­sibile, in linea di principio, una pluralità di confessioni cristiane? E’ dunque nell’alveo della riflessione arminiana, oltre che nella teologia latitudinaria inlgese, che i motivi teologici ed etici cruciali dell’ermeneutica biblica lockiana trovano il loro fondamento. Dovunque essa compare presuppone l’esperienza della sofferenza, dell’ingiustizia, del male: è una regola etica non solo perché informa l’ethos di questa o quella civiltà, ma anche e prima perché è una regola puramente umana; e poiché è puramente umana essa sorge dalle profondità di un’ispirazione religiosa[112]. Müller, Wiesbaden 1993, pp. Come ha osservato Massimo Firpo. nessuna causa in essa si deve usare la forza, che appartiene tutta al magistrato La tolleranza è centrale per la filosofia politica di Locke, di conseguenza solo le chiese che insegnano la tolleranza devono essere autorizzate nella società. 1.2) Accanto a questa linea, un’altra posizione religiosa va indicata nella rivendicazione moderna della tolleranza: quella di gruppi settari come Puritani, Battisti, Congregazionalisti, Antinomiani, con conseguenze politiche assai peculiari e distinte da quelle desumibili dalla teologia liberale[37]: in essi, la richiesta non si configurava tanto nei termini di un allargamento della Chiesa, resa così più comprensiva e universale, e di una soluzione neutrale del problema della convivenza tra le diverse fedi, quanto come rifiuto della Chiesa istituzionale, sovvertimento della società politica e sua ricostruzione in funzione delle comunità religiose. [70] Sul Platonismo di Cambridge e sul suo influsso su Locke, è fondamentale l’ampio lavoro di M. Sina L’avvento della ragione. di P. Bernardini Marzolla, Torino 1979. Vediamo quanto infruttuosi furono i tentativi dei filosofi in questo senso prima del tempo del nostro Sal­vatore. Per questa ragione è assai interessante scoprire tra i carteggi di Limborch e Locke del 1693 una corrispondenza sulla questione dell’opportunità o meno di pubblicare una edizione completa delle opere di S. Castellione. nella quale crede di aver trovato la vera religione e il culto gradito a Dio. Jones, Spiritual Reformers in the 16th and 17th Centuries, cit. [12] Cfr. Ha osservato F. Tessitore a proposito dell’affermazione, strutturale nello Historismus, del principio di individualità, che non è anarchico relativismo: «Questa scelta che è meineckianamente quella di Humboldt, di Schleiermacher e dei loro prosecutori, caratterizza a mio avviso fin dalle origini lo storicismo come rifiuto della metafi­sica, come anti-ontologia, senza che il radicale rifiuto comporti necessariamente l’anarchia relativistica o la perdita del fondamento, giacché il senso è nel divenire stesso, di cui e in cui proprio la caducità esprime il significato, cioé l’inesauribile produttività della vita storica» (Id., Introduzione allo storicismo, Roma-Bari 1991, p. 10). Il dialogo media il passaggio da una diver­sità meno autentica a una diversità più autentica[114]. Anatomia del mondo. Le competenze del magistrato sono vincolate dalle sue conoscenze (utili al massi­mo per la tutela dei beni materiali), dalla resistenza che impongono le credenze a chiunque tenti di intervenire su di esse e dalla responsabilità, in nome della quale il magistrato deve poter rispondere di ciò che impone ai propri sudditi. il cap. [17] Cfr. capp. [97] I. Calvino, Lezioni americane, in Id., Saggi 1945-1985, a cura di M. Barenghi, Milano 2001 (3 ed. di E. Peroli, Milano 1992, p. 246 sgg. Locke assimilò densamente la cultura arminiana dell’intero secolo e si avvide della sua prossimità ad alcuni aspetti del Latitudinarismo inglese, del Platonismo di Cambridge appreso negli anni giovanili, e attestato, in particolare, nei Saggi sulla legge naturale (1664)[52]. La storia e la fortuna dell’opera I Trattati sul governo di Locke nacquero dalla disputa che all’interno del parlamento inglese erano scoppiati tra tories e whigs: i primi erano a favore della monarchia e dell’assolutizazione del potere del monarca; i secondi, tra i quali Locke erano invece a favore della divisione dei poteri, della centralità del parlamento e del pluralismo religioso. Ch. Nel corso di tale Streit, la storicizzazione dello storicismo della meineckeana Entstehung des Historismus avrebbe incontrato la reazione critica di Croce (cfr. [52] Cfr. Storia dell’idea, Milano 1992 (2 ed. [108] P. Piovani, Conoscenza storica e coscienza morale, cit., p. 179. I risultati dottrinali ottenuti sin dal Saggio del 1667, e fondamentalmente confermati nella Lettera, si inverano alla luce della nuova interpretazione dell’esperienza di fede, resa aperta alla tolleranza e al principio della libertà: libertà di ogni uomo – come scrive icasticamente Mario Sina – e in particolare di ogni cristiano di ricercare la verità religiosa, di ascoltare la parola rivelata senza mediazioni forzate, di professare la sua fede, e di comunicarla ai suoi fratelli attraverso lo strumento della convinzione. [5] M. Firpo, Il problema della tolleranza religiosa nell’età moderna dalla Riforma protestante a Locke, Torino 1978, pp. Se, dunque, la luce naturale, la legge di ragione, o legge di natura, già contiene l’orientamento che la rivelazione evangelica presenta, si pone la questione cruciale circa l’apporto peculiare della rivelazione stessa: si tratta di pura sovrapposizione, di pura conferma, così da poter sostenere che la ragione avrebbe potuto anche da sola guadagnare la salvezza, oppure occorre sostenere l’indispensabilità della rivelazione a fini salvifici? È ben visibile quanto poco i loro numerosi sistemi raggiunsero la perfezione di una vera e completa moralità[84]. Non ci può essere nessuno Stato legittimo che non ammetta tale diritto. Ricordiamo inoltre: E. Cassirer, La rinascenza platonica in Inghilterra e la scuola di Cambridge, trad. La Chiesa e il volgare nella prima età moderna, Bologna 2005, insieme a quello, della medesima autrice, dal titolo La Bibbia al rogo. J. Locke, Lettera sulla tolleranza . VI, pp. 2, memore in questo delle dottrine giusnaturalistiche, «riconosce e garantisce» (e non elargisce: si riconosce infatti qualcosa che precede e che non può essere, per questo, oggetto di benevola concessione)[38]. Ratio e Spiritus in Sebastiano Castellione, Milano 2001; S. Visentin, Introduzione a S. Castellion, La persecuzione degli eretici, cit. An inward inspiration or revelation, in J. Locke, SER, 201-206. Dio è sostanza di tutte le cose, sensibili e insensibili: Dio è e opera tutto in tutti, eccetto il peccato. costrittiva, segue necessariamente che il diritto di fare le leggi non può Vor­rei essere in pace e vorrei essere al sicuro: se però non mi è dato di godere di entrambe le cose insieme, quest’ultima cosa certamente deve venir conseguita ad ogni costo. 168-202. Ma il 1562 – dieci anni prima del terribile evento del 24 agosto 1572  noto come “l’eccidio di S. Bartolomeo” che l’anziano Voltaire, a distanza di due secoli, nello scritto intitolato Il faut prendre un parti (1772) ancora evocava «con la penna tremante nella mano»[7] – è lo stesso anno di  un’opera non lontana dalle idee di Michel de l’Hospital: si tratta dello scritto dell’umanista savoiardo Sébastien Castellion dal titolo Conseil à la France désolée[8]. Essa non può essere che una libera Voltaire, Bisogna prender partito ovvero Il principio di azione, in Id., Scritti filosofici, trad. Kaczynski, La libertà religiosa nel pensiero dei Fratelli polacchi, Torino 1995. XX del De arte dubitandi – a intuire i precetti divini sufficienti alla salvezza, poiché essa li trova scritti in sé «dal dito stesso di Dio» («Dei quasi digito inscripta cordibus omnium»), innati, perciò facilmente accessibili a ogni uomo che presti ascolto alla voce della coscienza. 657-676, di G. Cheymol). Leibniz (autore non a caso amato da Calvino), da questo punto di vista, è forse il classico par excellence, il filosofo che ha dato corpo a tale sforzo in senso teoretico, mostrando, anche nelle aporie e nei limiti del suo pensiero, le dimensioni del problema – che sono quelle dei rapporti tra identità e alterità – e le possibili soluzioni. Due testi cruciali mostrano l’andamento del ragionamento lockiano su questo punto: Ma in nessun luogo, che io sappia, ci si prese cura della religione naturale nella sua piena estensione, con la forza della ra­gione naturale. E’ in essa che le due scaturigini decisive della dottrina moderna della tolleranza in precedenza additate – quella giuridico-politica e quella religiosa – si saldano e si congiungono. Il Saggio, infatti, inizia definendo il potere politico come finalizzato al bene, alla conservazione e alla pace degli uomini che fanno parte della società civile, ribadendo, insieme, il carattere limitato (non assoluto) della monarchia e aprendo, così, uno spazio di autonomia per i singoli individui fondata sulla distinzione tra ciò che concerne lo Stato e ciò che non gli compete[40]. Così, libertà di coscienza sul piano civile e carità sul piano religioso, carattere privato delle comunità religiose sul terreno civile e carattere volontario su quello religioso possono, nella visione lockiana, saldarsi in perfetta coincidenza.

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