Secondo il mito, Iunge, figlia di Pan e di Eco, aveva gettato un incantesimo su Zeus, che si innamorò della bella sacerdotessa di Era Argiva Io. Io è una fanciulla bellissima e Giove si innamora di lei. var userInReadFallbackBefore = "9313863959";var userInReadFallbackAfter = "3590763986";var userAdsensePubId = "ca-pub-6950299759361239"; “Giove e Io” di Antonio Allegri detto il Correggio è uno dei più bei dipinti del ’500, tanto da costituire un modello cromatico e formale per il giovane Tiziano. P.I.05597720480. Giove e Io di Antonio Allegri detto il Correggio è uno dei più bei dipinti del '500, tanto da costituire un modello cromatico e formale per il giovane Tiziano. Un giorno Io, sacerdotessa di Era, figlia di Inaco re di Argo e della ninfa Melia, mentre rientrava alla casa paterna, fu fermata da Zeus che le dichiarò il suo amore e le propose di vivere in una casa nel bosco dove nessuno l'avrebbe molestata dal momento che sarebbe stata sotto la sua … (greco Io, latino Io). È, assieme al “Noli me tangere” dello stesso autore, uno dei quadri che ho più amato nella mia vita e certamente uno dei più belli del Rinascimento, non solo italiano. Il dipinto Giove e Io del pittore Antonio Allegri detto Correggio è una tela di carattere mitologico riguardante la storia d’amore tra Giove e la ninfa Io, figlia di Inaco re di Argo. Antonio Allegri detto Correggio, Giove e Io, 1532-1533 Conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Sulle sponde del Nilo, la fanciulla darà alla luce Epafo, figlio di Giove e sarà venerata dal popolo egiziano come dea Iside. … Giove e io mito. Io è una fanciulla bellissima e Giove si innamora di lei. quando il Tonante, ravvolta la terra di vasta nebbia, nasconde la ninfa, la ferma e le toglie il pudore. Permettetemi di suggerirvi una lettura coinvolgente ed estremamente moderna, che analizza la sorte del titano alla luce della sua ribellione al volere divino, ma da persona perfettamente consapevole delle conseguenze del suo atto (pro-meteo, da προμανϑάνω, è colui che conosce prima gli eventi): dunque, in ultima istanza, una riflessione sul concetto di libero arbitrio, ma fatta nel V secolo a.C. e nei versi scolpiti nel bronzo del grande tragico. Giove e Io è un dipinto a olio su tela (163,5x74 cm) di Correggio, databile al 1532 - 1533 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Pubblicato il 21/04/2020 da Stefania. Sapiente nella costruzione di un messaggio altamente complesso, il dipinto ci si offre nell’artificio di una strana triangolazione: Giove, la ninfa Io e noi stessi, gli spettatori, siamo coinvolti assieme nello sviluppo di un mistero. Mercurio, trasformatosi in pastore, addormentò il vigile Argo raccontandogli la storia di Pan e Siringa, e poi lo decapitò. Qui Giove sembra aver scelto una foggia non aggressiva, come la pioggia dorata che ingravida Danae, eppure più confacente al suo ruolo di dio “adunatore di nembi” (νεϕεληγερέτα). Jump to navigation Jump to search. Si tratta del dipinto a soggetto mitologico realizzato da Correggio intorno al 1530 e raffigurante l’amplesso di Giove con la ninfa Io, figlia del dio fluviale Inaco. Fa parte di una serie realizzata per il duca di Mantova Federico II Gonzaga avente per tema gli amori di Giove . Perciò, da una parte immagina una scena sensuale, e dall’altra prende alla lettera la natura di Giove e ne fa nuvola che abbraccia: il particolare del volto umano che bacia Io e quello sbuffo che stringe a sé le carni della bella ninfa (la quale, a sua volta, cerca il contatto solido con la nuvola divina), sono destinati a incantare chi guarda e a fargli provare la pervasività del tocco divino. Una forza che è esterna e inaccessibile: incontrollabile; e che pure allo stesso tempo sembra nascere dall’interno, nel cuore più profondo della psiche. È terribilmente umana: cieca e indifesa di fronte all’amore. Per maggiori informazioni o per negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie consulta la, Pur essendo persa nel buio di millenni lontanissimi, la storia dell'antichità suscita in noi forti passioni. Per nascondere a Giunone la vera indentità di Io, Giove tramutò la fanciulla in giovenca, ma la dea, gelosa della rivale, volle comunque ottenere l'animale in dono. Mimetismo nel mimetismo, dunque: Giove non ha il volto accecante del dio che egli è; non è potenza manifesta e nemmeno tempesta velata; è solo un ragazzo: un bel ragazzo colto dal desiderio. Zeus allora ordinò a Inaco, suo padre, di cacciarla di casa e quando la vide sola e smarrita la raggiunse. Inevitabile ripercorrere il fiume in piena del sincretismo religioso e associarle Hathor, la dea-mucca, e soprattutto Iside, la dea dai mille nomi, spesso raffigurata nell’atto di allattare il figlio Horus e identificata anche con la luna. Non a caso, Erodoto tenterà un’estrema storicizzazione degli eventi e interpreterà le vicende di Io con antiche razzie e scambi di schiavi. Tutte le sale del tempio erano riccamente decorate e, all’interno dell’Ekklesiasterion (la sala di riunione dei sacerdoti Isiaci), le pareti illustravano in due episodi (complessivamente gli affreschi erano cinque con storie ispirate all’Egitto) la storia del mito di Io: Io, Argo e Mercurio (Cfr. Da questa opera in poi l’iconografia del mito rappresenterà sempre il momento in cui Zeus, trasformato in aquila, afferra il giovane per le spalle. Di qui la solita ricerca di uno stratagemma, o metamorfosi, per condurre il corteggiamento. La figura di Io, nel panorama mitologico greco, è perciò di enorme importanza, perché costituisce un anello di congiunzione con la civiltà alla quale gli Elleni si sentivano più debitori, quella egizia. Ho un allestimento molto semplice e particolare fatto di specchi teatrali su ruote. Se Io è la luna eterna peregrina, come la vedrà un pastore errante dell’Asia qualche secolo dopo, Argo e i suoi cento occhi sono indicati da Ovidio stesso come le stelle del firmamento: la simbologia è completa, eccoci dinanzi a un ennesimo mito cosmico che rende poetico il mistero del creato. Gauguin e l'esotismo nella cultura di fine Ottocento, La trattatistica antica e la sua riscoperta nel Rinascimento, "Passato": una poesia di Vincenzo Cardarelli, “Nostalgia”: una straordinaria poesia di Giuseppe Ungaretti, “A te si giunge solo”: una poesia di Pedro Salinas. F. Braudel, di Stefania Berutti - Archeologa
Come se non bastasse la ricostruzione perigliosa del mito, anche il quadro di Correggio ha sollecitato diversi studi, ancora non compiuti del tutto. Giove, per fugare ogni sospetto di tradimento, acconsentì alla richiesta, e Giunone pose la fanciulla sotto la sorveglianza di Argo. Nella leggenda classica di Eros e Psiche, Psiche deve vedere Eros per accecarsi di amore per lui. La ninfa si avverte baciata, coinvolta e rapita sin nelle profondità più inconsce della sua psiche; ma non vede chi la bacia. Secondo il mito Giove (Z eus) assumeva forme inconsuete per congiungersi con le sue amanti. Zeus e Io, mitologia greca Zeus e Io (1530 ca. A contatto con l’eros, l’io soggettivo trascende se stesso per giungere a qualcosa che è nulla (una nube…), ma che allo stesso tempo è divino, e dunque è tutto, è l’essenza stessa del cosmo introdotta nella singola vita. Nei miti greci la vicenda di Io è narrata in diversi modi, assai complessi, e viene poi semplificata da Ovidio. Ma anche in questo caso, il pittore non indulge nella caricatura, bensì rende le due punte come un crescente lunare e così la ninfa diviene una sorta di personificazione della luna, o per lo meno di una sua fase. Attraverso l’amore agisce, dunque, una potenza ulteriore, una potenza più grande, una potenza oltre-umana. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Anonimo, Ratto di Ganimede, 200 d.C L’opera è stata commissionata da Federico II Gonzaga e risale al 1531/32. La donna e l’uomo soggiogati dalla passione non sono padroni della loro vita: lo sono in subordine a potenze che li uniscono agli altri in un regime di sorpresa e di scambio, limitando la legittimità della solitudine, della chiusura, della stasi ed elevando un inno al desiderio e all’immaginazione. È in preda a un raptus. Analisi dell'opera e del suo significato, Perché Paul Gauguin ha dipinto un Cristo Giallo? Nella serie di testimonianze artistiche che ritraggono il momento dell’amplesso non si vede nulla del genere e, a ben vedere, anche il racconto ovidiano, fonte principale per Correggio e per i pittori impegnati in soggetti mitologici tra Cinque e Seicento, descrive uno scenario molto più idilliaco e consueto: Giove cerca un po’ di privacy, soprattutto rispetto alla gelosia della moglie, e, da bravo dio del cielo e delle nubi, avvolge il luogo dell’incontro con una fitta nebbia. La redazione di RestaurArs dichiara di non essere responsabile per i commenti inseriti nei post e si riserva il diritto di cancellare commenti offensivi, provocatori, inutili o di natura pubblicitaria. Giove chiese a Mercurio, suo messaggero, di liberarla. L’amore non le attraversa solo il corpo, ma altresì la psiche. Il mito dipinto: Io e Giove. Una potenza invisibile si sprigiona da un “altrove” estraneo al corpo e alla mente di una giovane donna, che ne è posseduta. Io punita nuovamente da Giunone, che le invia un tafano a tormentarla, è costretta a girovagare senza sosta per tutta la terra. Giove, invaghitosi di Io, figlia di Inaco re di Argo, cerca di conquistarla e di sedurla. Come simboli, questo personaggio mitico ha la tartaruga ed il gallo, nonché i sandali alati grazie ai quali si spostava velocemente. Questa è la lezione dell’amore pagano che il Rinascimento — epoca di grandi rivoluzioni e grandi personalità — rievoca nella sua piena e pura illuminazione. Io trasformata in giovenca viene raffigurata raramente con le sembianze animalesche, per lo più troviamo una bellissima donna con un paio di corna! Come si generò la coda del pavone e da dove prese origine il nome del mar Ionio. Giove e Io è un dipinto a olio su tela (163,5x74 cm) di Correggio, databile al 1532-1533 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Arrivata al braccio di mare tra Europa e Asia, Io attraversò a nuoto lo stretto, che così prese il nome di Bosforo (“passaggio della giovenca“). Solo quando lo vede è persa: innamorata alla follia. Il lavoro di Braudel pubblicato con il titolo di Memorie del Mediterraneo è stato lo spunto per la ideazione di laboratori didattici e poi per raccogliere riflessioni sparse su storia e antropologia, organizzate intorno a quella che Braudel definiva “una grande pianura d’acqua”: il Mar Mediterraneo. Le immagini inserite nei post non sono opere degli autori degli articoli né sono di loro proprietà. Infine la dea, sotto la pressione di Giove, pone fine al suo supplizio: arrivata in Egitto, Io riprende il suo aspetto originario. Insomma, io non ne â ¦ Il gigante venne posto a guardia della ninfa Io, uno degli amori di Zeus tramutata dal dio in una giovenca per nascondere a Era, sua moglie, la vera identità della ninfa. La testa di Medusa fu donata invece ad Atena, che la pose … Il soggetto di questo splendido quadro del Correggio è felicemente pagano. Giunone, dispiaciuta, prese i cento occhi di Argo e li applicò sulla coda del pavone, animale a lei sacro. Il dio, per celare a Giunone la sua infedeltà, avvolge la terra con una coltre di nubi. Cliccando su ok acconsenti all'uso dei cookie. Qualora la loro pubblicazione violasse specifici diritti di autore, si prega di comunicarlo per la tempestiva rimozione. Infine, a sinistra sullo sfondo, vicino al suo sposo Giove, re di tutti gli dèi, ecco la regina Europa: il quarto satellite naturale del pianeta Giove per dimensioni e il sesto dell’intero Sistema solare. I campi obbligatori sono contrassegnati *. Io (mitologia) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Il dipinto Giove e Io del pittore Antonio Allegri detto Correggio è una tela di carattere mitologico riguardante la storia d’amore tra Giove e la ninfa Io, figlia di Inaco re di Argo. Il mito Nella mitologia greca Io è una sacerdotessa di Era argiva, figlia di Inaco, dio fluviale e re di Argo.Zeus, a causa di un incantesimo gettato da Iunge, figlia di Pan e di Eco si innamorò di Io e, temendo la gelosia di Era, quando la andava a trovare la nascondeva in una nuvola dorata.Era lo accusò di infedeltà e trasformò Iunge in torcicollo per punirla. La ricostruzione più probabile lo colloca in un ciclo di dipinti ispirati agli “Amori di Giove” richiesti da Federico II di Gonzaga e da questi poi regalati all’imperatore Carlo V, perciò oggi ritroviamo la tela a Vienna. E — particolare fondamentale — per quanto colui che la ama sia un dio, egli non può, non vuole, possederla nel corpo se non attraverso la sua anima. Tema Seamless Altervista René, sviluppato da Altervista, Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Notifiche Push - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario. (function(){var s = document.createElement("script");s.async = true;s.dataset.suppressedsrc = "//widgets.outbrain.com/outbrain.js";s.classList.add("_iub_cs_activate");var cs = document.currentScript;if(!cs) {var ss = document.getElementsByTagName("script");cs = ss[ss.length-1];}cs.parentNode.insertBefore(s, cs.nextSibling);})(); Le immagini presenti negli articoli sono utilizzate a scopo puramente illustrativo e didattico. Sfrondata anche della mitologia pagana, la scena si apre di fronte ai nostri occhi in una teoria dell’amore profano. il mito: questa è la triste storia di Io, figlia del re-fiume di Argo, Inaco. La ninfa, figlia di un fiume e bellissima, viene notata da Zeus (Giove) che se ne invaghisce, suscitando la violenta gelosia di Era (Giunone). La fanciulla, sacerdotessa di Era, non voleva in nessun modo farle un affronto. Cambedda A, Leone R., Il mito di Io e Giove, in Giorgione e la cultura veneta tra '400 e '500: mito, allegoria, analisi iconologia, atti del Convegno, Roma … MITO DI IO. Giunone, fiutato l’inganno, chiese in dono la giovenca e Giove non poté tirarsi indietro. Cerca nel nostro sito gli articoli che ti interessano: I quaderni di RestaurArs – appunti senza tempo, “Col doppio dell’amore”: una poesia di Charles Bukowski, “La verità, vi prego, sull’amore”: poesia di Wystan Hugh Auden, L'Anello di Carvilio: un gioiello di epoca romana, Perché Henri Matisse ha dipinto una "Stanza rossa"? La ninfa è a occhi chiusi, immersa nella percezione corporea. La potenza costituita dall’amore entra nella sua psiche rendendola immensa quanto il dio. Il sito di Memorie dal Mediterraneo utilizza cookies analitici e di profilazione di terze parti necessari al suo funzionamento.
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