[ - ] lascia un commento a cicciovictor », [ - ] lascia un commento a carlosantoni », [ - ] lascia un commento a great steven », pinocchio ai tempi degli adattamenti netflix, un pinocchio con grandi problemi di sceneggiatura, freddo e sbrigativo, ansiosamente fedele al libro. Pinocchio: la recensione della nuova versione della fiaba di Collodi firmata da Matteo Garrone, con Roberto Benigni nei panni di Geppetto Il senso è quello di un'operazione a tavolino dove il calcolo supera la voglia di narrare una storia: e che storia! La cosa più deludente, poi, riguarda ciò che il film trasmette - e la lacuna più evidente è proprio questa - il film non fa nè piangere, nè ridere, e inoltre riesce a instillare nel personaggio di Pinocchio una qualità che fino ad ora pareva non appartenergli: l'antipatia. E un classico di tutti i tempi, il capolavoro di Collodi che ha solleticato la fantasia di Disney e le sperimentazioni di Carmelo Bene. Quel tocco musicale e surreale che i veri maestri sfruttano per creare magia, calore, atmosfera è totalmente assente nel cineasta romano. Toccante (e dolcissima!) Eppure, a questo Pinocchio manca la cosa più importante: una chiave di lettura forte, ispirata e motivata. Aveva ragione Fellini a chiamarlo Pinocchietto. Questo è tanto più evidente al confronto con l'alter-ego di Pinocchio, il ribelle Lucignolo. Si apprezzi invece il talento e la generosità del nostro eroe agli oscar del 98, e soprattutto ci si dimentichi del film che precede Pinocchio, godendosi invece quest’ultimo. La poetica e i valori nascosti tra le righe di questa storia sono stati presi a martellate da una regia sbrigativa, una sceneggiatura che schiaccia attori importanti in poche battute che non lasciano al personaggio la possibilità di presentarsi al pubblico e di far venire fuori le proprie peculiarità. Dal 19 dicembre al cinema, distribuito da 01 Distribution, il nuovo film del regista romano racconta ancora una … Il che ben si integra alle ambientazioni, evitando di produrre artifizi hollywoodiani o sorrentiniani. Fotografia: Nikolaj Bruel. E invece no. [+], Aveva ragione Fellini a chiamarlo Pinocchietto. I dettagli sono curatissimi e latmosfera è ovattata. In ultimo, scompare sotto le beccate degli uccellini. Alla fine diventa un vero e proprio ragazzo, più giudizioso di quanto non sia stato prima.Dopo il finale de La vita è bella, nel quale l'attore/regista toscano ha regalato un sorriso al figlioletto un istante prima di morire – camminando come un burattino – Benigni ha fatto proprio un'ottima scelta a dare il proprio volto a colui che, nella letteratura moderna, ha sempre raffigurato l’esempio per eccellenza della svogliatezza, dell’amore per i vagabondaggi e, naturalmente, della contentezza spensierata. E così, dopo il "racconto dei racconti" ecco un altro tentativo sbilenco, fortunatamente premiato dal box office natalizio (periodo in cui si va al cinema a prescindere). Grandi i Fichi d'India, quasi magistrale Kim Rossi Stuart. Federico Ielapi è la punta di diamante di tutto il racconto è il faro che riesce ad illuminare un film opaco, banalizzato nella storia, affrettatamente portata al termine. Siamo arrivati al mattino e con la guida Maria (visita guidata compresa nel biglietto di ingresso) alle 10 L'impressione è che lo stesso Benigni, nel ruolo di Pinocchio, non sia convincente perché lui stesso poco convinto. Ne è un chiaro esempio la figura del grillo parlante che viene ripetutamente umiliato con gaggine da cinepanettoni (cadute rovinose dalle scale e scivoloni maldestri, insomma cose mai viste! Federico Ielapi è Pinocchio nel nuovo film di Matteo Garrone C’era una volta un regista, che con abile maestria intagliava le proprie creature – richiami mnemonici di un’immaginazione fanciullesca solo momentaneamente assopita dal passare degli anni – e infondere così vita a un pezzo di legno dal cui ceppo nascerà ancora una volta, e in nuove vesti, Pinocchio. Nellinsieme non si può proprio dire che la montagna abbia partorito un topolino; non è un capolavoro, ma è comunque un bel film; e alla fine, quando di Pinocchio resta solo l'ombra che si allontana, nell'ultima scena, inseguendo la farfalla (l'unico quadro davvero poetico) mi viene il rimpianto del film che avrebbe potuto essere: Benigni ha usato il burattino che è in lui per azzerare ogni sua precedente interpretazione, lasciando nellanimo solo la sensazione della trasformazione; forse questombra è un preludio alla prossima avventura? [+], Garrone ha sempre offerto il "meglio" di sè nel dramma iperrealistico, ovvero quel genere di film in cui senza prendersi troppi rischi si può portare a casa un David di Donatello e il plauso incondizionato della critica Radical-Chic sinistrorsa. Egli stesso, infatti, ha incarnato il burattino, dandogli una vita incontenibile con i suoi tratti d’attore esuberante. Kim Rossi Stuart, allora 31 enne, ha dato corpo, gesti, e sopratutto uno sguardo quanto mai vitale al ragazzino Lucignolo, cogliendone l'indole coraggiosa, sfrontata, ribelle ma anche generosa, e solidale, vagamente anarcoide. Ci pensa la Fata Turchina a salvare Pinocchio dal suo destino di diventare asino e a riportarlo sulla retta via
fino a quando, ormai diventato un ragazzo come tutti gli altri, sulla soglia della scuola
Be, la sorpresa finale non posso svelarla, ma questo finale lo trovo geniale! Detto questo è meglio non parlare della Braschi che, a parte che non sa recitare, trasmette alla Fata turchina che interpreta una connotazione erotica (nel rapporto con suo marito-Pinocchio/Benigni) assolutamente fasulla. Ecco come Benigni spiega come Pinocchio, abbia vita da quando è un tronco grezzo. O forse sono io che non ho capito nulla? Poi arrivarono Reality, critica ad un format televisivo capace di adulterare la visione della realtà nelle persone; il Fantasy internazionale Il racconto dei racconti; ed ancora Dogman, racconto Noir di un vero caso di cronaca della periferia romana anni '80.Ed ora il regista romano, forse accodandosi al rinato filone hollywoodiano che sta riportando in auge le mitiche favole della nostra infanzia, ci prova con una sua versione di Pinocchio. Lo strumento utilizzato è sempre l'immaginazione, per combattere nel primo caso la solitudine, e nel secondo la bruttura della realtà. [+], Ennesima versione delle avventure del più celebre burattino del mondo.Garrone(che sceneggia con Ceccherini)cerca l'attenzione totale al testo originario(non del tutto rispettata) e alle prime edizioni illustrate(da Enerico Mazzanti nel 1883 e Carlo Chiostri nel 1901).Si serve della fotografia spenta di Nicolaj Bruel per conferire un'atmosfera generale di miseria e squallore decisamente azzeccata(anche il Paese dei Balocchi è volutamente antispettacolare)e riprende certi tocchi ambigui dal precedente "Il racconto dei racconti"(la mutevole Fata Turchina,la mostruosità del Pescecane).Ma qui all'innegabile meraviglia visiva nonchè ottima direzione degli attori(dal piccolo Iealpi alla coppia Ceccherini-Papaleo a un Benigni abbastanza misurato,e al momento l'unico ad aver interpretato sia Geppetto che Pinocchio in due film differenti)non corrisponde la stessa passione .Il risultato complessivamente è alquanto freddo,e di certo incapace di coinvolgere adeguatamente i bambini a cui dovrebbe rivolgersi,specialmente se si avvicinano per la prima volta alla fiaba.La storia come ricerca della moralità del protagonista manca di un vero e proprio leit motiv,anche perchè sono stati espunti certi elementi chiave(la detenzione in prigione,la morte di Lucignolo,il cane Melampo)e lo stesso Pinocchio perde quasi totalmente l'avventatezza e la vivace irriverenza che dovrebbero causarne la maturazione di coscienza.Non spiacevole ma certamente non indispensabile.Gli ottimi effetti speciali,inclusi quelli del protagonista,sono quasi interamente non digitali(alcuni degli attori interpretano più ruoli:Marotta oltre al Grillo interpreta Pantalone e un coniglio;Massimiliano Gallo è un Corvo e un Mastino e il fratello Gianfranco un altro Mastino,la Civetta e Medoro)Belle musiche di Dario Marianelli.Girato in Toscana presso la Tenuta La Fratta,nel Lazio e in Puglia.Tra i produttori c'è Jeremy Thomas.5 David di Donatello(scenografie,acconciature,trucco,effetti visivi e costumi) e da un buon successo di pubblico. sembrano più brutti che cattivi, come se il loro essere così grotteschi derivasse più dai costumi che dall'attidudine come personaggi. Che intraprenda progetti basati su storie di non facile trasposizione cinematografica. Le scene del film sono di indubitabile bellezza come la veduta aerea di Pinocchio che vola sui campi, e certe invenzioni della sceneggiatura colpiscono, come il tema dell’ombra e quello della farfalla, allusione dell’anima del burattino. La premessa, dunque, è un cast di prestigio al servizio di una megaproduzione. [-], Un film molto atteso che mi ha deluso su tutti i fronti. Abbiamo qui a che fare con un Pinocchio che pone l’accento in particolar modo sulla presa di coscienza da parte del protagonista degli errori che si possono commettere intraprendendo la via della testardaggine o la concupiscenza della ricchezza facile. Il film è un Bignami della storia di Carlo Collodi, un racconto semplificato per bambini delle elementari, un abbecedario appunto, ovvero un libro per imparare a leggere. Inutile poi il paragone con il Pinocchio del 2002, diretto ed interpretato proprio da Benigni. Il Pinocchio di Benigni difetta di essere un film senza cuore, senza un interpretazione di livello e con troppe pause che seppur vengano compensate in maniera eccellente dalle scenografie di Danilo Donati e dalle musiche di Nicola Piovani, il film rimane sterile, povero, senza quella scintilla che ha reso altri film di Benigni più coinvolgenti e divertenti. Ecco perché! Se vuoi saperne di più consulta la, [ - ] lascia un commento a tony montana », [+] devo dire che ti ha molto interessato, [ - ] devo dire che ti ha molto interessato, [ - ] lascia un commento a great steven ».
Belli e bravi il Gatto e la Volpe, il Campo dei Miracoli, il Paese degli Acchiappacitrulli
fino allincontro con Lucignolo: altro incontro da ricordare
Bravo Kim Rossi Stuart nellesprimere innocenza e ribellione. Benigni portava il legno di Pinocchio dentro di sé come il tronco di Geppetto conteneva già il burattino; prima o poi doveva uscire: Pinocchio entra in scena così, rimbalzando come un piccolo diavolo. E bellissimo il Pinocchio-Benigni, credibile, capace di trasmettere emozioni. Poi gli esterni in cui le varie scene sono state girate: riconosco le colline tipiche toscane delle crete, qualche fugace carrellata (credo) su Civita di Bagnoregio nel viterbese; di altre location, per esempio quelle collocate a ridosso di località marittime, non saprei che dire di preciso, ma è evidente la loro ubicazione in qualche regione del Meridione: forse in Sicilia o in Puglia: tutte scelte con cura, tutte ammalianti. Pinocchio, film d’animazione della Disney del 1940, tratto da Le avventure di Pinocchio. Sembra di avvertirne l’odore di muffa e segatura con il respiro freddo della povertà. [+], per chi ha visto il film: immaginate di non conoscere la storia, e di vederla per la prima volta rappresentata: capireste la magia di questo burattino/bambino al quale cresce il naso quando dice bugie? Anche un capolavoro della letteratura, un libro che è stato capace di travalicare le ambizioni del proprio autore e segnare per sempre la storia del mondo, può essere imperfetto, e che nel momento in cui Matteo Garrone decide di trasporlo pedissequamente da pagina a schermo, il risultato non può che essere un film in cui i personaggi sembrano calati dall’alto, senza motivazioni convincenti, senza un background e senza alcuna tridimensionalità; dove le cose accadono senza il minimo nesso logico e in cui non c’è l’ombra di una coerenza interna. [+], Parto da una premessa che può suonare come una critica parziale: c’è qualcosa che manca in questo bel film di Garrone, qualcosa che non fa pensare che sia un capolavoro: forse è un po’ troppo lento, quasi didascalico nella descrizione dei vari passaggi del racconto collodiano. Sul Gatto e la Volpe, che sono i due personaggi di contorno più presenti nella rappresentazione di Garrone, il divario è abissale! L’aspetto principale del Pinocchio di Matteo Garrone, adattamento del romanzo di Collodi dichiaratamente influenzato dalle illustrazioni di Enrico Mazzanti e dalla pittura macchiaiola, è il rapporto fra immobilità e movimento, fra natura morta e natura viva.Garrone non ha bisogno di recuperare la dimensione contadina del testo originale, smontandone una … Presentato in un paio di minuti (in particolare, con la scena dell'osteria dove tenta buffamente di far aggiustare porta e sedia per guadagnarsi un pasto).La scena che resta impressa è quella della trasformazione di Pinocchio e Lucignolo in asini. Ha iniziato la sua carriera di scrittore come giornalista nel giornale satirico La Lanterna. Eppure, a questo Pinocchio manca la cosa più importante: una chiave di lettura forte, ispirata e motivata. Pinocchio trama cast recensione scheda del film di Roberto Benigni con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Carlo Giuffré, Mino Bellei, Peppe Barra, Franco Javarone, Max Ca trailer programmazione film I dettagli sono curatissimi e latmosfera è ovattata. Il Pinocchio di Benigni, oltre a questi due elementi (peraltro sublimi nella fattura di Donati), ne conta purtroppo solo un altro: la noia. Tutto ciò senza considerare la vena quasi parodistica che stizzisce e non diverte. Presta servizio nell’esercito toscano nel 1848 e nel 1860 durante le guerre italiane d’indipendenza riveste un ruolo attivo nelle questioni politiche. E bellissimo il Pinocchio-Benigni, credibile, capace di trasmettere emozioni. E gli interpreti? Ad aiutarlo anche la fotografia di una Toscana già favolistica di suo. In questo modo Garrone ha “strappato” la fiaba di Pinocchio alla sua origine strettamente toscana, contribuendo a conferirle un respiro nazionale, che poi è il respiro minimo che il capolavoro di Collodi si merita. Pinocchio è soprattutto un film di Matteo Garrone, ma non assomiglia a Il racconto dei racconti [+ leggi anche: recensione trailer Q&A: Matteo Garrone scheda film]. Una sceneggiatura con davvero poco di originale che poco di nuovo da offrire rispetto alle tante (e spesso ottime) precedenti realizzazioni. Aumentandone l’aspettativa tutti siamo rimasti un po’ delusi, ci aspettavano un’ altra gemma, un altro capolavoro che sarà difficile se non impossibile da eguagliare. Mah! Secondo me il regista ha voluto tenere il piede in due staffe, cercando di accontentare sia il pubblico di bambini con dialoghi e scene a loro comprensibili, sia il pubblico di adulti con immagini che solo loro potevano apprezzare. Nonostante i consigli del Grillo Parlante e lamore della Fata Turchina, Pinocchio continua imperterrito a seguire il suo cuore e a cacciarsi nei guai ed è la cosa ce me lo fa piacere di più! Tuttavia, le stupende scenografie di Donati (al quale è dedicato il film) che si muovono al ritmo della musica di Piovani (sebbene eccessivamente alla Rota) ci ricordano che siamo dalle parti di Fellini; nonostante tutto, pur rimpiangendo che Fellini non abbia potuto realizzare il Pinocchio annunciato, Benigni si muove con una maestria raramente attinta negli ultimi film del Maestro, e riesce a sposare con discrezione il cinema tipicamente italiano ai fantasmagorici effetti speciali.
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